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Superbonus: la spettanza per i pagamenti con bonifico
Con la Rispsota a interpello n 137/2024 le Entrate chiariscono che un condominio che ha disposto il bonifico bancario relativo a spese che danno diritto al Superbonus entro il 31 dicembre 2023, in presenza degli altri requisiti richiesti dalla norma, può accedere al beneficio nella misura del 110%.
Con il bonifico le spese si considerano sostenute nel momento in cui viene dato ordine alla banca, in applicazione del principio di cassa.
Superbonus: la spettanza per i pagamenti con bonifico
La risposta in oggetto fa riferimento a un condomino incaricato di effettuare i pagamenti relativi ai lavori di un condominio minimo senza amministratore agevolati col superbonus.
I pagamenti sono stati effettuati mediante bonifici bancari disposti tramite home banking sabato 30 dicembre 2023. Viene precisato che le contabili riportano come ''data di inserimento'' il 30 dicembre 2023, come ''data di esecuzione'' il 2 gennaio 2024 e ''data valuta'' il 3 gennaio 2024.
L'istante, proprietaria di un'unità immobiliare facente parte del condominio, ha dichairato che l'assemblea condominiale aveva precedentemente deliberato l'effettuazione di un intervento di riqualificazione energetica consistente nell'isolamento termico a cappotto dell'edificio, incaricando un condomino di gestire i contratti di appalto, ad effettuare i pagamenti ed ogni altro adempimento connesso.
Le opere, unitamente ad altri interventi ''trainati'' realizzati nelle unità a destinazione abitativa di proprietà esclusiva dei singoli condomini, avrebbero consentito di raggiungere il doppio salto di classe energetica richiesto per l'accesso alle agevolazioni statali, come previsto dall'art 119 del DL n 34/2020.
La Cila relativa agli interventi è stata presentata in data 25 novembre 2022, pertanto, come precisato dall'istante, risultano soddisfatte le condizioni per la fruizione del beneficio nella misura del 110% per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2023 (articolo 1, comma 894, della legge n.197/2022).
Il dubbio era riferito al corretto anno di imputazione della spesa ed in particolare se debba considerarsi sostenuta nel 2023 o nel 2024.
L’Agenzia ha ricostruito l’evoluzione della disciplina compiuta, in particolare, ha evidenzaito il decreto Aiuti-quater (Dl n. 176/2022), e poi con l’articolo 1, comma 894, della n.197/2022.
Il primo decreto ha stabilito che il Superbonus spetta nella misura del 110% per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2022 e del 90% per quelle sostenute nell'anno 2023 relativamente a interventi, compresi quelli di demolizione e ricostruzione, effettuati da condomìni. Il secondo ha dettato i casi in cui anche per le spese sostenute nel 2023 il Superbonus continua a spettare nella misura del 110%.
Successivamente viene ricordato che ai fini dell'individuazione del periodo d'imposta in cui imputare le spese stesse, occorre fare riferimento, per persone fisiche, esercenti, professionisti ed enti non commerciali, al criterio per cassa (circolare n. 24/E del 2020).
A questo proposito, con riferimento alla deducibilità dei costi sostenuti da un professionista mediante pagamenti effettuati con bonifico bancario, l'agenzia ha evidenziato che, nel corso di un incontro con la stampa specializzata effettuato in occasione di ''Telefisco'' del 1° febbraio 2024, è stato affermato che in applicazione del principio di cassa, il momento rilevante ai fini dell'effettuazione del bonifico bancario è quello in cui il professionista effettua l'ordine di pagamento alla banca.
Concludendo, secondo le Entrate in applicazione del principio di cassa, nel caso di pagamento con bonifico bancario, la spesa si considera sostenuta nel momento stesso in cui viene dato ordine di pagamento alla banca, non rilevando il momento, diverso e successivo, in cui avviene l'addebito sul conto corrente dell'ordinante.
Nel caso di specie, il bonifico è stato ordinato nel 2023, pertanto l'Istante potrà accedere al Superbonus nella misura del 110%, avendo sostenuto le spese per gli interventi di riqualificazione energetica entro il 31 dicembre 2023.
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Cessione di immobili interessati dal Superbonus: il trattamento fiscale delle plusvalenze
L'Agenzia delle Entrate con la Circolare n. 13 del 13 giugno 2024 fornisce chiarimenti operativi sulle novità introdotte dalla legge di bilancio 2024 riguardanti la disciplina delle plusvalenze immobiliari derivanti da cessioni di beni interessati da interventi Superbonus (ovvero beni immobili oggetto degli interventi agevolati di cui all’articolo 119 del decreto Rilancio).
Ricordiamo che la legge di bilancio 2024, ha introdotto importanti novità riguardanti la disciplina delle plusvalenze derivanti dalla cessione di immobili interessati da interventi agevolati con il Superbonus, modificando gli articoli 67 e 68 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR).
Viene introdotta una nuova ipotesi di plusvalenza imponibile per gli immobili che sono stati oggetto di interventi agevolati con il Superbonus.
La plusvalenza è realizzata mediante cessione a titolo oneroso di beni immobili i cui interventi si sono conclusi da non più di 10 anni, e rientra nei "redditi diversi", a meno che non siano conseguite nell'esercizio di arti, professioni, o imprese commerciali.
Sono esclusi gli immobili acquisiti per successione e quelli adibiti ad abitazione principale del cedente o dei suoi familiari per la maggior parte dei dieci anni antecedenti alla cessione.
Le nuove disposizioni si applicano alle cessioni poste in essere a decorrere dal 1° gennaio 2024.
Calcolo della Plusvalenza
La plusvalenza è determinata dalla differenza tra il corrispettivo percepito e il prezzo di acquisto o il costo di costruzione del bene ceduto, aumentato di ogni altro costo inerente al bene medesimo.
Specifici criteri di calcolo sono previsti per gli immobili oggetto di interventi agevolati con il Superbonus:
- Se gli interventi si sono conclusi da non più di cinque anni: non si tiene conto delle spese relative agli interventi agevolati se si è fruito dell'incentivo nella misura del 110% e sono state esercitate le opzioni per lo sconto in fattura o la cessione del credito.
- Se gli interventi si sono conclusi da più di cinque anni: si tiene conto del 50% delle spese relative agli interventi agevolati.
Imposta sostitutiva del 26%
Alle plusvalenze derivanti dalla cessione "infradecennale" di immobili interessati dal Superbonus può essere applicata un'imposta sostitutiva del 26%, secondo le modalità previste dall'articolo 1, comma 496, della legge 23 dicembre 2005, n. 266.
Questa opzione deve essere richiesta dalla parte venditrice al notaio al momento della cessione.
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Bonus Ristrutturazioni edilizie: aliquota 2024 e come cambierà
Il DL n 39/2024 convertito in Legge n 67/2024 ha previsto, tra l'altro una rimodulazione dell'aliquota per il bonus sulle ristrutturazioni edilizie.
In particolare, il comma 8 dell'art 9-bis introdotto in fase di conversione prevede che: "all'articolo 16‐bis del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, dopo il comma 3‐bis è inserito il seguente "3‐ter. Per le spese agevolate ai sensi del presente articolo sostenute dal 1° gennaio 2028 al 31 dicembre 2033, escluse quelle di cui al comma 3‐bis, l'aliquota di detrazione è ridotta al 30 per cento".
Facciamo un riepilogo di questa agevolazione: aliquote, spettanza e tetto massimo per immobile.
Bonus ristrutturazioni edilizie: come cambiano aliquota e tetto di spesa
Il comma su indicato prevede quindi una riduzione dell'aliquota spettante per le detrazioni sulle ristrutturazioni edilizie a partire dal 2028 dall'attuale 36% al 30%.
In particolare, scende anche il tetto massimo di spesa passando dagli attuali 96.000 euro a 48.000.
Facciamo un riepilogo in tabella della detrazione di cui all'art. 16 bis del TUIR noto come bonus casa, come modificato nel corso del tempo.
Detrazione bonus casa
Percentuale spettante Limite temporale Tetto massimo di spesa 50% spese fino al 31.12.2024 96.000 euro per unità immobiliare 36% spese dall'1.01.2025 al 31.12.2027 48.000 euro per unità immobiliare 30% spese dall'1.01.2028 al 31.12.2033 48.000 euro per unità immobiliare -
Decreto Salva casa 2024: quanto costerà sanare le irregolarità
Pubblicato in GU n 124 del 29 maggio il DL n 69/2024 che reca Disposizioni urgenti in materia di semplificazione edilizia e urbanistica, noto come Condono edilizio 2024.
In sintesi, regolarizzare costerà da 1.000 a 31.000 euro e gli abusi totali non saranno sanabili, per totali si intende quelli privi di ogni titolo edilizio.
Sulle regole generali leggi anche: Condono Edilizio 2024: cosa sarà in edilizia libera.
Condono Edilizio 2024: quanto costa sanare le irregolarità
Il decreto Salva casa in bozza prevede dei costi per sanare le irregolarità formali presenti in molti immobili italiani.
I costi, dice il decreto, dovranno essere parametrati alla irregolarità commessa e al maggior valore acquisito dall'immobile.
Come spiega la relazione illustrativa al decreto, in caso di irregolarità, un’opera può essere sanata solo quando ci sia l’allineamento sia alla normativa urbanistico-edilizia vigente al momento della realizzazione sia a quella in vigore al momento della presentazione dell’istanza.
Con le nuove regole si modifica la procedura e la doppia conformità resterà solo per gli abusi totali, comunque non sanabili.
Si introduce una semplificazione per le ipotesi di difformità parziale rispetto al titolo depositato.
Ad esempio si tratta di irregolarità tipo la chiusura di una veranda o la realizzazione di una stanza non dichiarata.
Al fine di sanarli, si presenterà una Scia o un permesso di costruire in sanatoria pagando una sanzione che varia da 1.000 a 31.000 euro da commisurare rispetto all'aumento del valore dell’immobile.
Attenzione al fatto che lo sportello unico edilizia del Comune potrà condizionare la regolarizzazione a interventi essenziali per garantire il rispetto di norme igieniche, di sicurezza, di efficientamento energetico o di rimozione delle barriere architettoniche.
Scarica qui le slide del MIT, con una sintesi delle novità approvate.
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Bonus ristrutturazioni: condizioni di fruizione per il detentore
Con una risposta a interpello, la n. 112 del 23 maggio, le entrate replicano ad un soggetto istante che domanda chiarimenti sulla fruizione della detrazione prevista per interventi di recupero del patrimonio edilizio e di riqualificazione energetica degli edifici (di cui all'articolo 16–bis del TUIR).
La detrazione, secondo le Entrate, spetta anche al detentore dell'immobile che verrà ricostruito dopo la demolizione di un fabbricato collabente, vediamo le condizioni richieste.
Bonus ristrutturazioni: le condizioni per il detentore
L'Agenzia delle Entrate con la risposta in oggetto replica che, in base all'articolo 16-bis del TUIR, le detrazioni fiscali per interventi di recupero del patrimonio edilizio e di riqualificazione energetica sono concesse anche per interventi di demolizione e ricostruzione di edifici esistenti, a condizione che questi interventi non siano considerati come nuova costruzione.
La detrazione è del 50% delle spese sostenute, con un limite massimo di 96.000 euro per unità immobiliare, per le spese sostenute dal 26 giugno 2012 al 31 dicembre 2024.
In merito ai requisiti soggettivi evidenzia che la detrazione spetta ai contribuenti che possiedano o detengano l'immobile oggetto degli interventi sulla base di un titolo idoneo e che sostengano le relative spese.
Il detentore dell'immobile può fruire della detrazione se ha il consenso del proprietario all'esecuzione dei lavori e la detenzione dell'immobile risulta da un atto regolarmente registrato al momento dell'avvio dei lavori e al momento del sostenimento delle spese.
Nel caso specie l'Agenzia delle Entrate conferma che l'istante può accedere alla detrazione, poiché dispone della disponibilità giuridica e materiale del fabbricato collabente in base al contratto di compravendita regolarmente registrato, che gli consente di demolire il fabbricato con il consenso espresso dei venditori.
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Omessa Comunicazione all’ENEA: l’Ecobonus non decade
La Corte di Cassazione con la Sentenza n 7657 del 21 marzo 2024 statuisce che l’ecobonus non decade senza l’invio all’Enea della relativa comunicazione poiché quest'ultima ha finalità statistiche e di monitoraggio dei dati
Vediamo il caso trattato nella sentenza in oggetto.
Ecobonus non decade senza l’invio all’Enea della comunicazione
Il processo riguarda una cartella di pagamento emessa a seguito di controllo formale ex art. 36 – ter del d.P.R. n. 600/1973.
L'Agente per la riscossione richiedeva ad una contribuente il versamento della somma di Euro 5.512,54, comprensivo di sanzioni ed interessi, derivante dal disconoscimento da parte dell'Agenzia delle entrate della detrazione d'imposta, ai fini IRPEF, in relazione a spese concernenti la riqualificazione energetica di fabbricato sostenute nel 2008, in relazione al fatto che la contribuente non aveva trasmesso all'ENEA, nel termine previsto dalla fine dei lavori, la prescritta comunicazione dei dati descrittivi dell'intervento eseguito.
La cartella veniva impugnata dinanzi alla Commissione tributaria provinciale (CTP) che accoglieva il ricorso proposto dalla contribuente nei confronti dell'Agenzia delle entrate sul presupposto che l'omessa o tardiva comunicazione non determinava la decadenza dall'agevolazione fiscale, che trovava la sua ragione giustificativa nell'effettività del costo sostenuto.
L'Agenzia delle Entrate proponeva appello dinanzi alla Commissione tributaria regionale (CTR) che lo respingeva.
L'Agenzia delle entrate è ricorsa alla Cassazione in forza di un solo motivo ossia, si denunciava violazione o falsa applicazione dell'art. 1, commi 344, 345, 346, 347, 348 e 349, della l. n. 296/2006 e dell'art. 2, 4 lett. b) del d. m. 19 febbraio 2007, nonché dell'art. 4 del decreto interministeriale n. 41 del 1998, in relazione all'art. 360, primo comma, n. 3, cod. proc. civ. laddove la sentenza impugnata ha ritenuto che l'onere per la contribuente di trasmettere all'ENEA, entro i 90 giorni dalla conclusione dei lavori, l'attestato di certificazione energetica, non costituisse adempimento necessario per potere usufruire della detrazione legata alle spese sostenute per la qualificazione energetica di edifici.
La Corte ha ritenuto che il motivo e, quindi, il ricorso sullo stesso unicamente basato, siano infondati.
Occorre sottolineare che la Cassazione con la sentenza in oggetto, si esprime in contrasto con la sua precedente ordinanza n. 34151/2022 (leggi: Comunicazione per Ecobonus all'ENEA: è requisito fondante dell'agevolazione) dando chiare istruzioni.
Dagli atti di causa non emerge se la tardività fosse stata sanata ricorrendo alla remissione in bonis e si presume che l’invio fosse tardivo.
La Cassazione con la sentenza ha annullato la cartella, evidenziando che la semplice tardività nella comunicazione non è individuata dalle norme come causa di decadenza della detrazione.
Secondo la Cassazione mentre il controllo dell’amministrazione finanziaria, ai fini del riconoscimento della spettanza della detrazione, deve riguardare la dimostrazione da parte del contribuente che le spese detratte siano state effettivamente sostenute in relazione ad interventi finalizzati al risparmio energetico, la comunicazione all’Enea ha finalità essenzialmente statistiche, cioè di monitoraggio e di valutazione di detto risparmio energetico.
Infine "Per mera completezza di argomentazione, non può non rilevarsi come la finalità della prescritta comunicazione all'ENEA di monitoraggio e di valutazione del risparmio energetico sia stata più puntualmente esplicitata, in sede di normativa di rango primario, dal successivo art. 16, comma 2 – bis del d. l. 4 giugno 2013, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla l. 3 agosto 2013, n. 90, in materia di proroga delle detrazioni spettanti in relazione ai costi sostenuti per interventi di riqualificazione energetica, con riferimento alla quale la stessa Agenzia delle entrate, con la Risoluzione n. 46/E del 18 aprile 2019, ha escluso che l'omessa o tardiva comunicazione potesse comportare il diniego di riconoscimento della detrazione".
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Comunicazione bonus edilizi 2023: entro il 4.04 senza remissione in bonis
Il DL n 39/2024 pubblicato in GU n 75 del 29 marzo è in vigore dal giorno 30, prevede una novità stringente relativa alla remissione in bonis delle comunicazioni di cessione e sconto.
Comunicazione bonus edilizi 2023: entro il 4.04, senza remissione in bonis
Con l'art 2 rubricato Modifiche alla disciplina in materia di remissione in bonis si prevede che le disposizioni della remissione in bonis, di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 aprile 2012, n. 44, non si applicano in relazione all'obbligo di comunicazione all'Agenzia delle entrate dell'esercizio delle opzioni di sconto e cessione, di cui all'articolo 121, comma 1, lettere a) e b), del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, ivi incluse quelle relative alle cessioni delle rate residue non fruite delle detrazioni riferite alle spese sostenute negli anni precedenti.
Al fine di acquisire tempestivamente le informazioni necessarie per il monitoraggio dell'ammontare dei crediti derivanti dalle opzioni per lo sconto in fattura e per la cessione del credito, la sostituzione delle comunicazioni di esercizio delle opzioni, previste dall'articolo 121, comma 1, lettere a) e b), del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, di cui al provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate emanato ai sensi del comma 7 del medesimo articolo 121, relative alle spese sostenute nell'anno 2023 e alle cessioni delle rate residue non fruite delle detrazioni riferite alle spese sostenute negli anni dal 2020 al 2022, inviate dal 1° al 4 aprile 2024, è consentita entro il 4 aprile 2024.
In altri termini, non vi è più la possibilità di avvalersi della remissione in bonis e si azzera la possibilità delle comunicazioni correttive e sostitutive.
Il 4 aprile è l’ultimo giorno utile per comunicare le opzioni di cessione del credito e sconto in fattura riguardanti le spese sostenute nel 2023 e le rate residue degli anni precedenti che non si intendono portare in detrazione da quest’anno, senza più possibilità di ricorrere a tempi più ampi prima preisti con la remissione.
La relazione illustrativa al decreto specifica si vuole "consentire, alla scadenza ordinaria del termine previsto per le suddette agevolazioni (4 aprile 2024), la conoscenza dell’ammontare del complesso delle opzioni esercitate e delle cessioni stipulate. Tali informazioni sono essenziali al fine di procedere ad un compiuto ed efficace monitoraggio della spesa pubblica"