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Decontribuzione sud: importo imponibile IRES-IRAP
La detassazione per Covid prevista dal Decreto Ristori 2020 non si puo applicare sulle somme risparmiate grazie all'esonero c. Decontribuzione SUD perchè costituirebbe un ampliamento dell'agevolazione contributiva all'ambito fiscale, che non rientra nella ratio della legge .
Questa in sintesi la posizione dell'Agenzia in risposta a due diversi interpelli, n. 458 e 459 del 9 novembre scorso. Vediamo alcuni dettagli per approfondire.
Bonus contributivo SUD e detassazione – Interpello 459 2023
L'azienda istante nell'interpello 459 faceva presente di aver beneficiato della Decontribuzione Sud per i periodi 1° gennaio 202230 giugno 2022 e 1° luglio 202231 dicembre 2022, esonero contributivo previsto dal DL 137 2020, prorogato con la legge di bilancio 2021, autorizzato a norma del Temporary Framework e del Temporary Crisis Framework 2020.
Come previsto dalla normativa, afferma l'istante "la somma è stata contabilizzata dall'Istante nella voce B9 del conto economico direttamente a riduzione dei costi relativi ai contributi previdenziali, piuttosto che separatamente come ricavo nella voce A5 ''Altri ricavi e proventi di gestione''.
La Società segnala a questo proposito che l'articolo 10bis del decreto legge 28 ottobre 2020, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 dicembre 2020, n. 176, ha introdotto una misura generale di detassazione ai fini delle imposte sui redditi e dell'IRAP dei contributi e delle indennità di qualsiasi natura erogati in via eccezionale a seguito dell'emergenza epidemiologica da COVID19, da chiunque erogati e indipendentemente dalle modalità di fruizione e contabilizzazione, spettanti ai soggetti esercenti impresa, arte o professione, nonché ai lavoratori autonomi.
Con questa premessa l'Istante chiedeva all'Agenzia di confermare se:
- la Decontribuzione Sud applicata al periodo 1° gennaio 202230 giugno 2022, possa essere considerata tra i contributi disciplinati dall'articolo 10bis del decreto legge n. 137 del 2020;
- la Decontribuzione Sud relativa al periodo 1° luglio 202231 dicembre 2022 possa essere considerata non concorrente alla formazione del reddito imponibile ai fini dell'IRES e del valore della produzione ai fini dell'IRAP, al pari di quanto previsto per la medesima decontribuzione fruita nel periodo 1° gennaio 202230 giugno 2022; e quindi se
- sia corretto, al fine di ottenere la detassazione di tale agevolazione contributiva, effettuare tanto una variazione in diminuzione dal reddito imponibile ai fini IRES, quanto una maggiore deduzione dalla base imponibile lorda IRAP.
Detassazione non applicabile secondo l'Agenzia
L'agenzia non concorda con le conclusioni affermative prospettate dal contribuente e nega la detassazione in quanto la norma del DL Ristori, art 10 bis DL 137 2020, citata intendeva evitare che gli effetti positivi derivanti dall'erogazione dei diversi contributi (e indennità) concessi durante il periodo di emergenza COVID19 venissero, anche solo in parte, depotenziati dall'incidenza della tassazione dei contributi stessi.
Viene anche precisato che la norma indica in maniera generica come ''contributo'' o ''indennità'' un beneficio che consista, in sostanza, in una integrazione di ricavi oppure in una partecipazione (totale o parziale) al sostenimento di determinati costi, purché rimasti ''a carico'' del soggetto beneficiario, come precisato anche nella risposta n. 366 2023.
Invece, per le agevolazioni concesse sotto forma di esonero dai contributi previdenziali sulle retribuzioni da lavoro dipendente, l'Amministrazione finanziaria ha avuto modo di esprimere il proprio orientamento sul trattamento fiscale (nella risposta all'interrogazione parlamentare n. 506010, 2015), escludendo che tali benefici siano configurabili come ''contributi'', in quanto «ai fini fiscali, l'effetto che ne deriva si sostanzia, di fatto, in una riduzione di imposta [n.d.r., o di contributi] che, coerentemente con quanto previsto in altre disposizioni agevolative, non assume autonomo rilievo per la determinazione del valore della produzione netta e del reddito stesso, indipendentemente dalle modalità di contabilizzazione adottate».
Tra altro aggiunge l'agenzia l'applicazione delle disciplina del DL 137 articolo 10bis citato avrebbe l'effetto di "un'amplificazione del beneficio concesso con l'esonero contributivo qui in esame, con l'effetto di incidere anche sui plafond previsti dalla disciplina sugli aiuti di Stato contenuta nel Temporary Framework COVID19".
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Sanzioni per la sicurezza 2023: tabella completa nuovi importi
L'aumento del 15,9% degli importi delle sanzioni e ammende in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro era stata prevista dal decreto direttoriale 111/2023 del Ministero del lavoro pubblicato.il 28 settembre, per l'adeguamento quinquennale all'inflazione.
Nella percentuale sono compresi gli aumenti avvenuti nel periodo 2019-2023. Gli incrementi si applicano agli importi vigenti al 30 giugno 2023 .
Nel decreto si prevedeva l'entrata in vigore dal 1 luglio 2023 ma l'ispettorato è poi intervenuto sposta il termine di entrata in vigore al 6 ottobre con la nota n. 724 del 30 ottobre 2023.
L'ispettorato chiarisce che d'accordo con l’Ufficio legislativo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in ossequio al principio di irretroattività dei trattamenti sanzionatori più rigidi, la rivalutazione trova applicazione esclusivamente con riferimento alle violazioni commesse a far data dalla sua pubblicazione nella sezione “pubblicità legale” del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, avvenuta il 6 ottobre u.s.
Si ricorda nuovamente che l’incremento non si applica alle “somme aggiuntive” previste dall’art. 14 del d.lgs. n. 81/2008 (contrasto a lavoro irregolare e tutela salute e sicurezza), che occorre versare ai fini della revoca del provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale, le quali non costituiscono «propriamente sanzione» (cfr. la circolare dell’Ispettorato nazionale del lavoro 314/2018
Viene anche previsto che per la rivalutazione alle
- sanzioni previste dal d.lgs. n. 101/2020 in materia di radiazioni ionizzanti;
- sanzione amministrativa per la ritardata o omessa comunicazione in relazione ai lavoratori autonomi occasionali di cui all’art. 14, comma 1, d.lgs. n. 81/2008;
- sanzioni modificate al d.lgs. n. 81/2008 dalla legge n. 215/2021 (legge di conversione del DL n. 146/2021);
si fa riserva di fornire ulteriori specifiche indicazioni .
L'applicativo dell'ispettorato SMART è in corso di aggiornamento e gli importi dei verbali generati dal 1 luglio al 5 ottobre 2023 saranno quindi rettificati.
Con la nota del 9 novembre in attesa dell'aggiornamento dell'applicativo è stata anche fornita la tabella completa delle sanzioni rivalutate.
Nella tabella seguente un quadro delle contravvenzioni piu ricorrenti :

Nei paragrafi seguenti ricordiamo le ultime modifiche in materia contenute nel decreto "Fisco lavoro" n. 146 2021 convertito in legge 215 2021.
Decreto 146 2021 sicurezza: sospensione attività e comunicazione lavoro occasionale
Le misure della legge 215 2021 prevedono una stretta per le aziende che non rispettano e non fanno rispettare la normativa contenuta nel Testo unico per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro d.ldg 81/2008.
C'è inoltre un significativo rafforzamento del sistema dei controlli con maggiori poteri all'ispettorato e al preposto.
Il decreto interviene con forti novità nel sistema sanzionatorio:
- sospensione più facile dell’attività d’impresa: in caso di violazioni gravi scatterà già al primo verbale e verrà eliminata la recidiva
- riduzione dal 20 al 10% di lavoratori irregolari presenti sul luogo di lavoro, oltre la quale scatta la temporanea cessazione di attività, senza preventiva instaurazione dei rapporti di lavoro. La conversione in legge ha inserito tra i lavoratori irregolari da conteggiare anche i lavoratori autonomi occasionali , per i quali sarà richiesta una comunicazione preventiva all'ispettorato territoriale.
- Per tutto il periodo di sospensione può essere fatto divieto all’impresa di contrattare con la pubblica amministrazione e le stazioni appaltanti.
- L’Ispettorato nazionale del lavoro adotta i provvedimenti di sospensione nell’immediatezza degli accertamenti (alle 1200 del giorno successivo) ma anche su segnalazione di altre amministrazioni, entro sette giorni dal ricevimento del relativo verbale. La sospensione può essere disposta anche dalle aziende sanitarie locali
- Il datore di lavoro che non ottempera al provvedimento di sospensione è punito:
- con l'arresto fino a sei mesi nelle ipotesi di sospensione per le violazioni in materia di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro e
- con l’arresto da tre a sei mesi o con l’ammenda da 2.500 a 6.400 euro nelle ipotesi di sospensione per lavoro irregolare.
- Il datore di lavoro durante la sospensione dell’attività è tenuto ad erogare la retribuzione e versare i contributi previdenziali per i lavoratori interessati dal provvedimento di sospensione.
Tabella sanzioni aggiuntive
FATTISPECIE
IMPORTO SOMMA AGGIUNTIVA
1
Mancata elaborazione del documento di valutazione dei rischi
Euro 2.500
2
Mancata elaborazione del Piano di Emergenza ed evacuazione
Euro 2.500
3
Mancata formazione ed addestramento
Euro 300 per ciascun lavoratore interessato
4
Mancata costituzione del servizio di prevenzione e protezione e nomina del relativo responsabile
Euro 3.000
5
Mancata elaborazione piano operativo di sicurezza (POS)
Euro 2.500
6
Mancata fornitura del dispositivo di protezione individuale contro le cadute dall'alto
Euro 300 per ciascun lavoratore interessato
7
Mancanza di protezioni verso il vuoto
Euro 3.000
8
Mancata applicazione delle armature di sostegno, fatte salve le prescrizioni desumibili dalla relazione tecnica di consistenza del terreno
Euro 3.000
9
Lavori in prossimità di linee elettriche in assenza di disposizioni organizzative e procedurali idonee a proteggere i lavoratori dai conseguenti rischi
Euro 3.000
10
Presenza di conduttori nudi in tensione in assenza di disposizioni organizzative e procedurali idonee a proteggere i lavoratori dai conseguenti rischi
Euro 3.000
11
Mancanza protezione contro i contatti diretti ed indiretti (impianto di terra, interruttore magnetotermico, interruttore differenziale)
Euro 3.000
12
Omessa vigilanza in ordine alla rimozione o modifica dei dispositivi di sicurezza o di segnalazione o di controllo
Euro 3.000
Controlli in tema di sicurezza sul lavoro
Nell'ambito dell'organizzazione delle attività ispettive di controllo sono previsti invece:
- un rafforzamento delll'organico dell'Ispettorato del lavoro con l'autorizzazione a un nuovo concorso per oltre 1000 unità, oltre a quello già bandito. Inoltre nel Pnrr sono in previsione altre assunzioni all’Inl a partire dal 2022.
- Viene rafforzato il contingente di Carabinieri che daranno supporto alle attività ispettive
- il coordinamento della vigilanza sulla sicurezza che passa all'Ispettorato nazionale invece che alle Regioni
- Interoperabilità delle banche dati dei diversi soggetti che operano in ambito sicurezza come Inl, Inail, Inps e Asl con la creazione di una banca dati. centralizzata che eviti ritardi o sovrapposizione di interventi, ad esempio nella valutazione delle recidive che comportano interruzione dell'attività
- vengono previsti finanziamenti specifici per il miglioramento degli strumenti tecnologici a disposizione degli ispettori.
Maggiori poteri al preposto
- In regime di appalto o subappalto gli appaltatori devono indicare espressamente al committente il personale incaricato alla funzione di preposto per la sicurezza
- I ccnl possono prevedere l’emolumento spettante al preposto per le attività di controllo delle misure di sicurezza e salute
- Il preposto può intervenire per modificare ogni comportamento non conforme alla normativa e alle disposizioni aziendali con obbligo di informare i superiori se la situzione non viene corretta ed eventualmente anche interrompere le attività dei lavoratori interessati . Per la violazione di questa funzione si prevede la pena dell'arresto fino a due mesi o di uma ammenda a 491 a 1474 euro.
- E' prevista per la violazione dell'incarico al preposto la sanzione penale: arresto da due a quattro mesi o ammenda da 1.500 a 6.000 euro.
Revisione del sistema di formazione in materia di sicurezza
Nle DL 146 si prevedeva inoltre che entro il 30 giugno 2022 la Conferenza permanente Stato-Regioni adottasse un Accordo per la revisione del Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro in materia di formazione in modo da garantire contenuti minimi e modalità della formazione obbligatoria a carico del datore di lavoro. IN particolare sono da definire le norme per l'equiparazione del datore di lavoro ai dirigenti e ai preposti per l’obbligo di ricevere una formazione adeguata e l'obbligo di addestramento pratico sulle previsioni di sicurezza. Attualmente è stata predisposta solo una bozza di accordo datata agosto 2023.
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Assunzioni: quali sono le professioni più ricercate?
Union Camere, ANPAL e sistema informativo Excelsior hanno reso disponibile ieri l'ultimo bollettino sulle intenzioni di assunzione delle imprese nel novembre 2023 . Nel documento si evidenziano le ricerche e i profili per i quali resta un alta difficoltà di reperimento.
Vediamo alcuni dettagli dal comunicato stampa,
Qui disponibile il testo integrale del Bollettino
Il Bollettino di novembre evidenzia che i settori trainanti, cioè che evidenziano maggiori necessità di nuovo personale sono:
- Turismo,
- commercio,
- servizi dei media e delle comunicazioni
- industria del tessile e abbigliamento
- industria calzaturiera delle calzature.
Le professioni e titoli di studio più ricercati
E' in diminuzione, dopo diversi mesi di crescita, il tasso di difficoltà delle imprese ad assumere, che scende di 2,5 punti a novembre , attestandosi al 48,5%, valore comunque molto (troppo) alto.
La mancanza di candidati adatti al profilo , il cosiddetto "Mis- matching" si conferma la causa di difficoltà più importante per le assunzioni (34,2%). Sono più di un terzo quindi, fatto cento il valore delle ricerche di personale in Italia, i profili che restano vacanti .
Il Borsino delle professioni di Excelsior riporta tra le figure pressoché introvabili :
- operai specializzati del tessile e dell'abbigliamento (80,8%),
- operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (74,5%),
- fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria metallica (71,9%)
- fabbri ferrai costruttori di utensili (70,8%).
A livello territoriale sono le imprese del Nord Est ad incontrare le maggiori difficoltà di reperimento (55,0%), seguite da quelle del Nord Ovest (49,2%), Centro (47,5%) e Sud e Isole (42,8%). Il Nord Ovest è invece l’area dove sono previste maggiori assunzioni a novembre (136.240), seguita dal Sud e Isole (108.530), Nord Est (96.150), Centro (89.590).
Gli indirizzi di studio che nel mese considerato garantiscono gli esiti occupazionali migliori sono:
- quello economico tra i percorsi universitari,
- quello di amministrazione, finanza e marketing per il diploma secondario e
- quello di ristorazione per la qualifica o diploma professionale.
Assunzioni programmate a novembre 2023
A novembre le assunzioni programmate dichiarate dalle aziende sono in tutto 430.520.
Rispetto a un anno fa si registra un aumento importante (+12,6%), mentre leggermente più contenuto è quello su base trimestrale: +8,4% tra novembre 2023 e gennaio 2024.
L’incremento nell’industria è dell’8,8% rispetto all’anno scorso. Bene anche le costruzioni (+10,7%), la meccatronica (+13,2%), e la moda (+28,5%).
Fa ancora meglio il settore dei servizi , con un +14,3% di assunzioni programmate, che si concentrano in particolare nei comparti :
- alloggio, ristorazione e turismo (+28,3%),
- media e comunicazione (26,8%).
Complessivamente per questo settore le entrate programmate sono
- 299.070 a novembre e
- 902.600 nel trimestre novembre 2023 – gennaio 2024.
Aumenta più della media (+21,1%, +15mila rispetto allo stesso periodo del 2022) la domanda di lavoratori immigrati che riguarda 88.080 contratti programmati nel mese, pari al 20,5% del totale delle entrate. I settori che intendono ricorrere maggiormente alla manodopera straniera sono i servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio (il 33,7% degli ingressi programmati dovrebbe essere coperto da personale immigrato), i servizi operativi di supporto a imprese e persone (31,2%), i servizi di alloggio e ristorazione (23,1%), la metallurgia (22,7%) e le costruzioni (21,8%).
Per quanto riguarda i contratti offerti, quelli a tempo determinato rappresentano il 52,6% delle entrate previste; seguono quelli a tempo indeterminato (20,2%), quelli di somministrazione (13,1%) e di apprendistato (5,2%).
Bollettino Excelsior come funziona
Si ricorda che il sistema informativo Excelsior è un programma finanziato dalla UE (SPON-PAO) Programma operativo nazionale Sistemi di politiche attive per l’occupazione affidato operativamente ad UnionCamere ANPAL.
I dati presentati derivano dall’indagine Excelsior realizzata da Unioncamere in accordo con l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro.
L’indagine, che è inserita nel Programma Statistico Nazionale (UCC-00007) tra quelle che prevedono l’obbligo di risposta da parte degli intervistati e dal 2017 è svolta con cadenza mensile.
Le informazioni sono state acquisite nel periodo 25 settembre 2023 – 10 ottobre 2023, attraverso le interviste realizzate presso più di 101.000 imprese, campione rappresentativo delle imprese con dipendenti al 2022 dei diversi settori industriali e dei servizi. La proiezione mensile dei dati di indagine e il potenziamento dell'integrazione permettono l’analisi delle principali caratteristiche delle entrate programmate secondo i profili professionali e i livelli di istruzione richiesti.
Per chi fosse interessato ad approfondire: i risultati dell’indagine sono disponibili a livello nazionale, regionale e provinciale per i settori ottenuti dall'accorpamento di codici di attività economica della classificazione ATECO2007 sul sito: https://excelsior.unioncamere.net
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Impatriati: nuova sentenza contro le circolari dell’Agenzia
Sono numerosissime le risposte fornite dall'Agenzia agli interpelli dei contribuenti sul regime fiscale agevolato per i lavoratori Impatriati d.lgs 147 2015, cosi come sul meno utilizzato regime previsto dall'art 44 del DL 78 2010, poi modificato dal decreto 34 2019, per il rientro di docenti e ricercatori.
In merito l'Agenzia si è espressa anche con circolari di chiarimento generale:
- dapprima con la circolare 17/E del 23 maggio 2017 (concernente, in generale, tutti i regimi agevolativi per le persone fisiche che trasferiscono la residenza fiscale in Italia – non solo i lavoratori impatriati),
- successivamente con la circolare 33/E del 28 dicembre 2020 (specificamente in materia di Regime dei lavoratori impatriati. e
- infine con la circolare 25 2023, con focus sui casi di smart working sia con datore di lavoro Italiano che estero.
La prassi accumulata è ormai massiccia e anche a fronte di una casistica molto diversificata e multiforme, la logica interpretativa applicata non è stata sempre lineare, comprensibile e ha addirittura travalicato forse il dettato normativo.
In merito si è espressa di recente la Corte di Giustizia tributaria di secondo grado dell'Agenzia. Vedi ultimo paragrafo.
Le risposte a interpelli del 2021 e 2022, come detto, hanno fornito risposte non sempre condivisibili secondo molti esperti e anche alcune sentenze di merito si sono poste in contrasto con l'Agenzia, dando ragione ai contribuenti.
Impatriati: sentenze pro contribuente
Ad esempio nel caso sottoposto alla Cgt Lombardia, sentenza 940/2023, il contribuente aveva chiesto il rimborso della maggiore Irpef versata e delle ritenute non dovute, per non applicazione del regime agevolato per gli impatriati.
Secondo l'Agenzia, il contribuente avrebbe dovuto applicare gli incentivi direttamente nella dichiarazione dei redditi come previsto dalla circolare 33/E/2020 oppure fare richiesta al proprio datore di lavoro.
I giudici sia di primo che di secondo grado, hanno affermato invece che il contribuente ha diritto al rimborso in quanto in possesso dei requisiti previsti dalla normativa istitutiva che non menziona alcun adempimento necessario.
Inoltre si osserva che la circolare citata dall'Agenzia che richiede l'opzione o l'indicazione in dichiarazione non costituisce fonte normativa ed oltretutto era riferita al regime dei lavoratori Impatriati d.gls 147/2015 e non al regime ricercatori e docenti del DL 78 2010.
Ugualmente critiche le sentenze della Ctp di Milano, 1479/2022 e Cgt II della Lombardia,N. 3640. 2022, che hanno giudicato non corretta l’interpretazione fornita con la circolare 33/E, secondo cui l'agevolazione non spetta nei casi di rientro in Italia dopo distacco estero «in presenza del medesimo contratto e presso il medesimo datore di lavoro».
Sentenza CGT Lombardia 2872 2023
Ancora piu recente la sentenza della CGT Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado della Lombardia ha affermato che le circolari dell'agenzia delleentrate non hanno la forza giuridica necessaria per introdurre preclusioni ulteriori, rispetto alle norme di legge, verso i contribuenti.
Nel caso specifico l’Agenzia aveva negato il rimborso IRPEF dovuto per l'applicazione del regime agevolato perche la contribuente aveva espresso l'opzione con una con dichiarazione tardiva, in violazione della circolare n. 33/E del 28 dicembre 2020.
Come del caso sopracitato, i giudici di primo grado avevano accolto il ricorso, considerando che il termine di decadenza indicato nel diniego non avesse valore normativo ed era invece da considerare valido quanto previsto dall’art. 38 del Testo unico sulla riscossione ( termine quadriennale).
Secondo l'Agenzia invece gli adempimenti di comunicazione della scelta del regime agevolato al datore o in dichiarazione «non sono altrimenti surrogabili» e trovano fondamento nella norma primaria e nel decreto attuativo del Mef del 26 maggio 2016.
Anche in questo caso l'amministrazione finanziaria è stata smentita in quanto la Corte di secondo grado sottolinea che la norma istitutiva del regime impatriati non contiene termini di decadenza se non il periodo minimo di due anni di residenza in Italia dopo il rientro .
Smentita anche l'affermazione dell'Agenzia di non emendabilità della dichiarazione a favore, nei casi di esercizio dell’opzione di accesso ad una agevolazione fiscale.
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Aumento pensioni dicembre 2023 e tagli 2024
Il decreto "Anticipi "approvato dal Governo il 16 ottobre 2023 aveva previsto l'anticipo a questo mese di novembre del conguaglio relativo all'adeguamento delle pensioni all'inflazione, operazione che Inps di solito effettua a gennaio dell'anno successivo.
Si tratta in particolare di un aumento degli importi degli assegni, correlato all'aumento dell'inflazione che quest'anno è stato molto superiore al previsto. I costi della misura previsti sono pari a più di 2 miliardi di euro per il 2023 e oltre 560 milioni per il 2024.
Il testo definitivo del decreto legge ha spostato l'atteso appuntamento a dicembre. Vediamo di seguito più in dettaglio a quanto ammontano questi aumenti anche in relazione alle fasce di reddito dei pensionati.
Aumento pensioni dicembre 2023: le fasce di rivalutazione
Come detto si tratta dell' anticipo contabile del conguaglio che ogni anno si fa per adeguare le pensioni all'aumento dei prezzi relativo all'anno precedente, definitivamente definito dal decreto ministeriale entro il 20 novembre di ogni anno, rispetto al valore stimato a gennaio .
La differenza misurata quest'anno è pari allo 0,8% .
Per il persistere dell'inflazione 2023, infatti l'adeguamento nel 2024 è calcolato complessivamente all' 8,1% (contro il +7,3% stimato ). Istat ha calcolato aumenti medi del 3% poi anche nel 2025 e 2026 .
ATTENZIONE A dicembre 2023 si avrà il conguaglio relativo a tutti i mesi del 2023, compresa la tredicesima.
Per calcolare gli importi effettivi che si vedranno in più nel cedolino pensione di dicembre va anche tenuto presente che la normativa vigente prevede una rivalutazione piena, cioè del 100% (dello 0,8 in questione), solo per le pensioni di importo fino a quattro volte il minimo e con percentuali progressivamente calanti con l'innalzarsi dell'assegno di pensione.
Le fasce sono le seguenti (ricordiamo sempre che si tratta di importi lordi):
fascia pensione importo massimo assegno percentuale di applicazione pensioni fino a 4 volte il minimo entro i 2.101, 52 euro rivalutazione del 100% (0,8%) pensioni da 4 a 5 volte il minimo da 2102, 53 a 2.626,90 euro rivalutazione dell'85% (0,68%) pensioni da 5 a 6 volte il minimo da 2626, 91 a 3152,28 euro rivalutazione del 53% (0,42%)
pensioni da 6 a 8 volte il minimo da 3152, 29 a 4203,05 euro rivalutazione del 47% (0,37) pensioni da 8 a 10 volte il minimo da 4203,06 a 5253,80 euro rivalutazione del 37% (0,29) pensioni oltre 10 volte il minimo da 5253,81 euro in su rivalutazione del 32% (0,25) Aumento pensioni dicembre 2023: gli importi
Gli importi degli aumenti mensili e complessivi (indicativi perche dipendono anche dalla composizione dell'assegno ) sono i seguenti:
assegno pensione rivalutazione dicembre importo aumento complessivo a dicembre assegno di 1.000 euro 8 euro 104 euro assegno di 1500 euro 12 euro 156 euro assegno di 2.500 euro: 17 euro 221 euro assegno da 3000 euro 12,72 euro 152,74 euro assegno da 5500 euro 13,75 euro 165 euro Si ricorda che poi negli assegni di gennaio 2024 sarà presente solo la quota di rivalutazione MENSILE pari all'8,1% totale, senza il conguaglio relativo ai 12 mesi.
Taglio rivalutazione 2024
Nella bozza della legge di bilancio 2024 che inizia ora l'iter parlamentare è stata inserita una norma che modifica le percentuali di indicizzazione delle pensioni nel 2024 con una taglio che colpisce le fasce piu alte di reddito.
La spesa totale per le pensioni in Italia arriverà infatti a toccare i 361,24 miliardi (complice non solo l'inflazione ma anche l'aumento della vita media che fa lievitare la durata totale dei pagamenti)
Per contrastare in parte questo continuo aumento della spesa, l'art. 29 della bozza della legge di bilancio prevede per l'ultima fascia di reddito pensionistico, ovvero coloro che percepiscono oltre 5253 euro lordi , una rivalutazione nel 2024 pari
- al 22% invece che
- al 32 % del valore calcolato dall'Istat a novembre 2023 e definito come riferimento con decreto ministeriale al 5,4% .
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INAIL: prescrizione sospesa durante il procedimento amministrativo
Con la circolare 44/2023, del 23 ottobre Inail si adegua alla pronuncia della Sezione Unite della Cassazione n. 11928/2019, sul tema della prescrizione per il conseguimento delle prestazioni , annullando la precedente circolare 42 2013 e fornendo le istruzioni aggiornate.
Nello specifico la circolare ricorda che la pronuncia ha posto fine a una situazione di contrapposti orientamenti giurisprudenziali affermando che
" la prescrizione dell'azione per conseguire le prestazioni previste dal titolo primo capo quinto del citato d.P.R. resta sospesa per tutta la durata della liquidazione amministrativa della prestazione e fino all'adozione di un provvedimento di accoglimento o di diniego da parte dell'Istituto. Con il decorso del termine di centocinquanta giorni, previsto dall'art. 104, o di duecentodieci giorni, di cui all'art. 83 dello stesso decreto, è rimossa la condizione di procedibilità dell'azione giudiziaria ed all'assicurato è data facoltà di agire in giudizio a tutela della posizione giuridica soggettiva rivendicata. "
Ciò comporta secondo le Sezioni Unite che il termine di 150 giorni fissato per compiere la procedura di liquidazione non va considerato un termine perentorio ma ordinatorio, per cui, una volta scaduto, in assenza di provvedimento amministrativo non si crea un silenzio- rigetto che fa riprendere i termini della prescrizione ma la sospensione continua e gli uffici territoriali sono tenuti ad emettere un provvedimento espresso di assenso o di rigetto e a comunicarlo all'interessato
Solo l’adozione di tale provvedimento determina la cessazione della sospensione della prescrizione.
La prescrizione specifica ancora la circolare INAIL, riprende a decorrere dalla data di ricezione del provvedimento stesso da parte dell’assicurato, come affermato anche dal principio di diritto contenuto nella sentenza 29532/2022 della Cassazione,
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Detassazione straordinari nel turismo: regole e novità 2024
La detassazione di parte degli straordinari per garantire un bonus extra in busta paga ai lavoratori del turismo è stata confermata nella legge di conversione del Decreto Lavoro 48 2023. Qui il testo
La misura intende sostenere i lavoratori del settore, con i redditi più bassi, e mira in questo modo anche a incentivare l'offerta di manodopera, recentemente molto difficoltosa per i datori di lavoro.
AGGIORNAMENTO 24 OTTOBRE
Novità detassazione turismo 2024
Nella bozza della legge di bilancio approvata dal Governo lo scorso 16 ottobre 2023 figura una proroga della misura, con le stesse caratteristiche e requisiti, solo per il semestre dal 1°gennaio 2024 al 30 giugno 2024 . Occorre attendere l' approvazione parlamentare per la conferma.
Ricordiamo allora le regole e i recenti chiarimenti dell'Agenzia sul trattamento integrativo speciale 2023 nei paragrafi seguenti.
Detassazione parziale straordinari turismo nel DL Lavoro convertito in legge
La novità inserita nella legge di conversione del DL 48 prevede un trattamento integrativo "speciale " in busta paga ovvero un bonus temporaneo per il periodo 1 giugno – 21 settembre 2023 diretto ai dipendenti del settore privato turismo e terme, con reddito fino a 40mila euro.
L'importo sarà pari al 15 % degli importi lordi dovuti
- ai lavoratori con reddito da lavoro dipendente 2022 entro il limite di 40 mila euro per
- le ore di straordinario svolte durante i giorni festivi e
- il lavoro notturno
- nel periodo 1.6-21. 9 2023
In sostanza, come per il taglio dei contributi del 4% introdotto dal decreto legge 48/2023 gli importi risparmiati dai datori di lavoro con la detassazione di parte degli straordinari confluiranno nella busta paga dei lavoratori.
I dipendenti devono fare richiesta attestando al proprio datore il reddito da lavoro dipendente relativo al 2022
Le aziende recuperano poi gli importi erogati con il conguaglio contributivo in Uniemens.
Con la risoluzione 51 l'Agenzia ha istituito il codice tributo da utilizzare :
“1702” denominato “Credito maturato dai sostituti d’imposta per l’erogazione del trattamento integrativo speciale del lavoro notturno e straordinario effettuato nei giorni festivi – articolo 39-bis del decreto legge 4 maggio 2023, n. 48”.
Riportiamo di seguito per completezza il testo di legge
Articolo 39-bis
(Detassazione del lavoro notturno e festivo per i dipendenti di strutture turistico-alberghiere)
1. Al fine di garantire la stabilita' occupazionale e di sopperire all'eccezionale mancanza di offerta di lavoro nel settore turistico, ricettivo e termale, per il periodo dal 1° giugno 2023 al 21 settembre 2023 ai lavoratori del comparto del turismo, ivi inclusi gli stabilimenti termali, e' riconosciuto un trattamento integrativo speciale, che non concorre alla formazione del reddito, pari al 15 per cento delle retribuzioni lorde corrisposte in relazione al lavoro notturno e alle prestazioni di lavoro straordinario, ai sensi del decreto legislativo 8 aprile 2003, n. 66, effettuato nei giorni festivi.
2. Le disposizioni di cui al comma 1 si applicano a favore dei lavoratori dipendenti del settore privato titolari di reddito di lavoro dipendente di importo non superiore, nel periodo d'imposta 2022, a euro 40.000.
3. Il sostituto d'imposta riconosce il trattamento integrativo speciale di cui al comma 1 su richiesta del lavoratore, che attesta per iscritto l'importo del reddito di lavoro dipendente conseguito nell'anno 2022.
4. Il sostituto d'imposta compensa il credito maturato per effetto dell'erogazione del trattamento integrativo speciale di cui al comma 1 mediante compensazione ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241.
Trattamento integrativo turismo 2023: chiarimenti Agenzia
Con la circolare 26 del 29 agosto 2023 l'Agenzia ha fornito alcune specificazioni sul trattamento integrativo speciale.
Sul requisito reddituale si chiarisce che:"devono essere inclusi tutti i redditi di lavoro dipendente conseguiti dal lavoratore (anche da più datori di lavoro), compresi quelli derivanti da attività lavorativa diversa da quella svolta nel settore turistico, ricettivo e termale".
Per la definizione degli importi che danno diritto al credito si fa riferimento all’articolo 1 del Dlgs 66/2003 sull'orario di lavoro per cui:.
- per lavoro straordinario si intende quello oltre l’orario normale di lavoro (di norma 40 ore settimanali) o il minore stabilito dai contratti collettivi applicati;
- per lavoro notturno, che per legge corrisponde a 7 ore consecutive svolte tra le ore 22 e le ore 7, si rinvia a quanto previsto dai singoli contratti collettivi che specificano anche le relative maggiorazioni economiche
L'agenzia precisa che il trattamento integrativo calcolato sulle retribuzioni del periodo 1° giugno-21 settembre può confluire in busta paga in qualsiasi periodo purché entro il 2023.
Uguale termine per il conguaglio da recuperare in F24 con compensazione esterna utilizzando il codice tributo 1702, istituito con la risoluzione Ade 51/2023.